PROLOGO: Città di Mahagi, Congo

 

Nel cielo al tramonto sopra la città, apparvero una dozzina di scintille.

Si trattava di una formazione di missili, il cui guscio ogivale terminava in estremità appuntite.

 

Uno dopo l’altro, in perfetta sincronia, gli ordigni si piantarono nel suolo fino a metà della loro lunghezza, andando a formare un perfetto cerchio intorno alla piccola città.

Subito dopo, l’estremità scoperta di ogni missile si aprì, rivelando un’antenna ad ombrello. Le antenne si misero a brillare ad intermittenza, mentre i complessi circuiti si scambiavano ordini. E quando la sincronia fu raggiunta, due secondi dopo, da ogni antenna partirono intensi raggi di energia frastagliati come fulmini. Le energie si connessero in una immensa rete a mosaico, mentre contemporaneamente convergevano sulla verticale della città…

…E, alla fine, la città di Mahagi fu avvolta da una cristallina barriera di luce solida.

L’Operazione Quarantena era cominciata. E se non fosse stata portata a termine entro dodici ore, cioè la durata della barriera, la città sarebbe stata condannata. E sarebbe stata solo la prima…

 

 

MARVELIT presenta

CAMPIONI

Episodio 24 - Prima della tempesta…

 

 

“Almeno, le autorità hanno collaborato seduta stante,” disse David Victor Stone, Comandante ad interim delle F(Forze)S(Speciali)D(Difesa)N(Nazionale) dello Zilnawa, osservando lo schermo su cui spiccava la trasparente piramide. “E abbiamo anche un’altra buona notizia, Campioni,” aggiunse con il primo sorriso della giornata.

I potenti eroi della nazione africana fra le più avanzate tecnologicamente del mondo sperarono di ricambiare quel sorriso. Essi erano:

Ø  Griffin Gogol, Capitan Ultra, il capo del gruppo, investito del suo potere dal misterioso Padrone del Sole.

Ø  Terrance Sorenson, Equinox, l’Uomo Termodinamico, scambiatore vivente di gelo e calore.

Ø  Hrimhari di Asgard, ex Principe dei lupi della Foresta Incantata.

Ø  Dave Martin, Psychlone, mutato da droghe fin dallo stato embrionale, era un eccezionale psicocineta.

Ø  Robert Takiguchi, il più giovane membro del gruppo, pilota dell’invincibile super-robot Mazinkaiser.

Ø  David Patrick Lowell, Sundown, l’uomo fotogenetico, che traeva potere dalla luce solare.

Ø  Jarlo Krigovi, Ember, il mistico campione dell’etnia Dudak.

Ø  Spirale, o meglio, un clone, un ‘back-up’ dell’originale criminale creata dal perfido Mojo.

 

“In breve,” continuò Stone, “il virus che passa agli animali decade spontaneamente in un paio d’ore.” Sospiri e mormorii di sollievo accompagnarono quella rivelazione. “Lo staff medico ritiene che in realtà proprio la mutazione accelerata indotta dal paziente zero abbia eccessivamente specializzato il virus, che in realtà continua a dare il suo meglio sul DNA umano.”

La situazione era decisamente grave: una bambina, un piccolo essere umano di undici anni circa, alla sua prima manifestazione della propria mutazione, in un continente dove la pubertà arrivava molto presto a causa della bassa aspettativa di vita, si era rivelata portatrice sana di Ebola Zaire, una delle più letali malattie del pianeta, una febbre emorragica ancora senza cura, e dalla quale solo un miracolo poteva salvare il malato.

Per qualche ragione inerente alla sua mutazione, la bambina si era rivelata non solo immune al retrovirus, ma lo stesso Ebola continuava a mutare per cercare di aggredirla…e così facendo, era diventato aerobico ed estremamente aggressivo. Ciliegina su questa torta della disperazione, il virus si era rivelato capace di compiere il salto della specie, trasformando gli animali in portatori sani. Si era temuto che l’intero ecosistema potesse alla fine diventare un sistema endemico del morbo…fino a questo momento.

“Non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia,” Stone ammonì i suoi uomini. “Abbiamo avvertito tutte le autorità sanitarie note. I turisti che potevano essere rintracciati sono stati richiamati da questo paese, e se i nostri sensori sono ancora in garanzia, almeno per quest’area non dovremmo correre rischi. Le pattuglie robotizzate stanno tenendo d’occhio tutti i volatili, i soli animali abbastanza veloci da raggiungere un insediamento umano nel tempo di decadimento del virus.

“Voi dovete trovare il paziente zero, la bambina. In fretta e ad ogni costo. Se possibile, prendetela viva. Domande?”

Nessuno ne fece, ma dalle loro espressioni era chiaro cosa ne pensassero della frase ‘Se possibile’…

L’immagine della città protetta fu sostituita da una mappa del territorio intorno ad essa, per un raggio di trenta chilometri. “Ricostruendo, per quanto possibile, i movimenti del paziente zero a partire dagli indizi che avevamo[i], questa è l’area da tenere d’occhio. È decisamente più vasta di quanto ci si aspetterebbe da un soggetto di quell’età e in quelle condizioni, ma dobbiamo dare per scontato o che possieda una resistenza sovrumana o qualcuno lo sta trasportando. Nel qual caso, dobbiamo aspettarci di tutto…”

Robert sollevò una mano. “Non potrebbe trovarsi nel sottosuolo, visto che i sensori non riescono a localizzarla?”

Ad un comando di Stone, la stessa mappa divenne una proiezione tridimensionale spoglia di ogni albero e corso d’acqua. “Abbiamo controllato ogni centimetro quadrato, e non ci sono caverne o network sotterranei in cui il paziente zero potrebbe nascondersi. La nostra amica è in grado di confondersi con la biomassa, ecco perché non la troviamo. Una perfetta camaleonte.”

Sundown aveva seguito la relazione di Stone con aria meditabonda, strofinandosi distrattamente il mento. Sull’ultima frase del suo superiore, schioccò improvvisamente le dita, il volto illuminato dalla rivelazione. “Signore, forse c’è un modo di trovarla subito.” Quindi, senza neanche aspettare il permesso di parlare, indicò la mappa. “Per quanto possa bene nascondersi ai sensori, non è una pianta, non ne possiede il DNA. Lo StarGlider potrebbe trovarla con una ricerca a pettine, ma perderemmo un’infinità di tempo, giusto? Ebbene, datemi abbastanza energia, e sarò in grado di estendere la mia bioaura a quella della vegetazione; sarò in grado di separare la pula dal grano, per così dire.”

Stone ci pensò su. In effetti, Lowell aveva ottenuto il suo potere modificando il proprio DNA per simulare l’attività fotosintetica dei vegetali… “Potrebbe anche funzionare, ma dove troverai abbastanza energia? Non hai mai fatto una cosa come questa, lo sforzo…”

Sundown diede una pacca alla spalla di Capitan Ultra. “E a che serve avere il nostro più tosto Campione sennò?”

 

Pochi minuti dopo, Ultra e Sundown si trovavano sulla verticale della giungla. Immaginando che la bambina fosse spaventata e disorientata, diretta verso la città ma volendo anche restare nascosta nel frattempo, scelsero quel punto particolarmente fitto…

“Ricorda bene,” disse David, avvolto nella sua aura di energia fotogenetica. “Non oltre i cinque minuti di esposizione, poi pausa di due minuti, poi si ricomincia. Non voglio ancora testare il limite massimo delle mie capacità di assorbimento. Pronto?”

Cap annuì. La sua visiera azzurra si illuminò di una luce spettrale. Poi, l’energia Ultra filtrò da lì, in un raggio abbagliante, contro il corpo del compagno!

Sundown si illuminò come un albero di Natale! Dietro i suoi occhiali nerissimi, lampeggiarono scintille.

Il Campione non era esattamente nuovo a questa esperienza. Già durante la sua prigionia, aveva stabilito un legame con le piante che gli avevano permesso di tenere in cella. Non era mai arrivato ai livelli dell’Uomo Pianta…anche perché, se ci avesse provato, lo avrebbero sbattuto in isolamento duro, con neppure un semino secco…

In compenso, aveva imparato a focalizzarsi sulle bioenergie delle piante, sapeva distinguerle come un buon osservatore sapeva distinguere le impronte digitali…

E, per la prima volta in quella giornata, i Campioni ebbero il loro primo colpo di fortuna. “Trovata!” urlò Sundown nel microfono. Ai suoi sensi, non c’era dubbio, la fuggiasca appariva come il centro pulsante di un vasto corpo estraneo. L’aria trasportava le particelle cariche di morbo come il soffio di una divinità corrotta, che instillava la morte e non la vita…

Sundown diede le coordinate. “Coraggio, Spirale, portala via di lì prima che…”

Un lampo di luce apparve nel punto dove si trovava il loro obiettivo. Capitan Ultra disse, “Niente da dire, questo è servizio…”

“Temo di no, Campioni,” lo interruppe, cupissima, la voce di Stone. “Quello era sì un fenomeno di teletrasporto…ma non è stata opera di Spirale.”

Cosa?” fecero i due eroi all’unisono, di colpo pallidissimi.

 

Il bagliore si estinse, e nella stanza apparvero quattro figure umane. Due figure maschili e due femminili, vestite con un body bianco, attraversato da una striscia scarlatta che correva lungo il fianco sinistro. I loro volti erano coperti da maschere senza aperture, con una sola lente a specchio, all’altezza dell’occhio destro per gli uomini, sinistro per le donne.

In mezzo a loro, stava il paziente zero: una bambina di colore smagrita, con pochi capelli stopposi e di un grigio cinerino ancora attaccati allo scalpo coperto di macchie malate. Indossava appena uno straccio sul corpo esile, e a vederla non le si sarebbe dato un soldo sulla possibilità di arrivare alla fine della giornata.

“Davvero un ottimo lavoro, Squadra Summon,” disse, dall’altro lato di una barriera di energia, un soddisfatto Barone Maximillian Von Staar. Il quartetto si mise sull’attenti, rigidi come statue.

“I Campioni sono stati molto gentili a localizzare questa preziosa mutante per noi… Davvero, chi se lo immaginava che il collaudo della Febbre Rossa avrebbe evidenziato una simile creaturina, con il vaccino già nel proprio sangue? Squadra Summon, rimanetele accanto, non fatela sentire sola: merita tutte le attenzioni che le possiamo dare…” terminò la frase con un risolino. Il quartetto non commentò, ne’ si mosse da dov’era…

 

“Le notizie che ci porti sono davvero ottime, Barone,” disse dallo schermo, con voce femminile una delle sette figure in ombra sedute in fila. “Inizia subito le analisi della mutante. Dobbiamo avere il vaccino pronto quanto prima possibile: a quel punto, potremo finalmente dare inizio all’Operazione Armageddon.”

Gli occhi dell’uomo si illuminarono. Un sorriso spietato gli apparve sulle labbra. “Se è così, moltiplicherò gli sforzi. Non vi deluderò.”

Lo schermo si spense. Von Staar gongolava: con l’Operazione Armageddon, lo Stato avrebbe consolidato una volta per tutta la sua posizione sul mondo, questa volta come sola potenza dominante e non più come ombra degli attuali sistemi politici dei paesi più avanzati*

I suoi sogni di gloria si infransero contro il suono dell’allarme! “Cosa..? Ma che diavolo?!” Stava per chiedere spiegazioni di quello che stava succedendo, quando dall’interfono gli giunse una voce allarmata.

“Barone! La mutante! È stata…” esitò. “L’hanno portata via, signore.”

Von Staar impallidì di brutto. “Portata via? Ma chi? Come..?” E in quel momento, un paio di affilatissime katana si posarono a ‘X’ sulla sua gola.

“Cosa c’è, Barone? Non lo sa che a questo gioco si può giocare in due?” chiese una voce femminile. Lui si voltò, e vide il sorriso crudele di Spirale! “Boo!”

Lui quasi fece un salto. “Non potevate sapere dov’è questa base! Non…”

“Vero. E se non aveste avuto un pessimo tempismo, ve la sareste anche cavata.” Non gli avrebbe detto che era stata aiutata proprio dalla Squadra Summon, che aveva fatto la sua ‘magia’ proprio mentre Spirale si apprestava a fare la sua. Una rara coincidenza, che aveva creato una chiara traccia da seguire… “E ora, Barone, che ne dice di diventare nostro gradito ospite?” una delle sue sei mani mosse agilmente le dita, tessendo un incantesimo elementare…

Gli occhi di Von Staar si appannarono, e lui le crollò fra le braccia. “Ma che gli faccio io, agli uomini?” Poi, scomparve con il suo prezioso carico.

 

Nel soffitto tappezzato di pannelli luminosi, improvvisamente si accese una nuova luce.

I tecnici al lavoro sollevarono all’unisono le loro teste…giusto in tempo per vedere un raggio termico liquefare una porzione del soffitto!

Un attimo dopo, Sundown ed Equinox irruppero nella stanza dei mainframe della base!

“Coraggio, branco di nerd! Sono arrivati i buoni!” Equinox lanciò fiammate in modo da terrorizzare i presenti senza ucciderne nessuno, e soprattutto senza danneggiare i terminali. Fu un fuggi-fuggi generale, la stanza si svuotò in un minuto.

Sundown, che portava una scatola cubica, metallica, con uno dei lati di trenta centimetri occupato da un pannello di comandi, attivò l’apparecchio. La connessione WiFi si interfacciò subito con uno dei terminali.

“Ti ci vuole ancora molto?” chiese Equinox, mentre inondava di fiamme l’ingresso.

Sundown stava inserendo comandi su comandi da una tastiera. “Scusami, ma non è che questa gente non lavorasse, sai? Ce n’è di roba da scaricare, qui!” Era affascinato: in quello scatolino marca Talon, grazie a degli innovativi sistemi di stoccaggio basati su molecole organiche, poteva registrare i dati di tutto quell’hardware senza problemi… Purtroppo, se quel bagaglio era veloce, non altrettanto lo erano i sistemi dello Stato… Era come interfacciare un iMac con un Commodore 64!

 

Un abbagliante colpo di energia tagliò in due uno dei membri della Squadra Summon…rivelandone i complessi circuiti e apparati meccanici al posto di carne ed ossa!

L’ultra-vista aveva rivelato la natura di quegli LMD fin dal primo incontro[ii]. Un urrà allo Stato, che contava così tanto sulle macchine…

Un Summon apparve alle sue spalle, le mani accese di energia, pronte a colpire…e la sua testa fu distrutta da una ganascia di energia smeraldina.

“A buon rendere,” fece Cap con il pollice levato, all’indirizzo di Psychlone.

Intanto, il terzo ed il quarto Summon stavano scoprendo che quando Hrimhari assumeva la sua forma estrema, diventava un nemico pressoché invincibile! Uno era caduto con la testa strappata via con un solo morso. Il secondo riuscì solo a sfiorargli il collo, prima di trovarsi il ventre sfondato da un solo pugno! E questo sistemava le contromisure del nemico.

Cap aprì un canale con Sundown. “Parla Ultra: come siete messi, lì?”

“Il dispositivo nucleare di autodistruzione è stato isolato. Lo scarico dati è a metà, ma…”

“’Ma’ cosa?”

“Per quanto ne so, non credo proprio che abbiano un solo modo di fare a pezzi questa base. Scommetterei che in questo momento si sono attivati i back*sqwarrk!*”

“Sundown? David? Che cosa succede, rispon…merda!” un terremoto sconvolse la base. Fu abbastanza forte da fare cadere gli eroi a terra. Hrimhari, a quattro zampe, disse, “Non è un terremoto naturale!”

Era vero: più scosse si stavano susseguendo l’una all’altra, come se qualcosa stesse prendendo a calci l’intera struttura!

Un attimo dopo, il pavimento sotto Cap, Psychlone e Hrimhari sembrò esplodere, e un titanico pugno emerse dallo squarcio!

“Abbiamo bisogno della cavalleria!” fece Ultra.

“Ricevuto,” rispose la voce di Stone. “Siamo quasi sulla vostra verticale. Date a Robert ancora cinque minuti.”

“Dilla facile…” l’eroe non poteva usare i suoi poteri in quello spazio limitato, non senza che la forza di un’esplosione e le schegge mettessero in pericolo gli altri.

E intanto, la mano continuava ad emergere, fino a che non raggiunse il soffitto, sfondandolo subito dopo. Il braccio si parò come una barriera fra Capitan Ultra ed i suoi compagni!

“Non abbiamo più tempo!” urlò il capogruppo. “Spirale, tutti fuori, adesso!”

I tre eroi scomparvero in altrettanti bagliori di teletrasporto, un attimo prima che la spalla meccanica riempisse la stanza…

 

“Robert, non credo che lo scopo di quelle Supersentinelle sia di andare a portare distruzione oltre il perimetro della loro base, ma la cautela non è mai abbastanza. Non risparmiare le forze.”

“Ricevuto, capo! Dammi qualche minuto e te li servo cotti a puntino.” Dalla cabina di pilotaggio, Robert osservò la vecchia base militare, probabilmente usata a suo tempo da qualche fazione guerrigliera, ormai abbandonata, uno scheletro in mezzo alla giungla…

E da quelle rovine, in un geyser di fiamme e fumo, emersero all’unisono i giganteschi corpi di altrettanti robot dal volto di teschio!

“Cavolo, sono tre! Base, credo che ci vorrà qualche istante in più per ripulire il terreno.”

 

“Abbiamo perso la base in Uganda, il Barone Von Staar ed una parte del personale sono prigionieri, e dati preziosi sono in mano al nemico!” Uno dei consiglieri dello Stato imprecò rudemente, picchiando il pugno sul tavolo. “Ma almeno ci toglieremo la soddisfazione di distruggere quel maledetto robot! Tridread-A9, usate ogni mezzo a disposizione per annientare Mazinkaiser!”

 

Raggi ottici partirono all’unisono dai robot nemici.

Il computer di bordo, però, aveva già calcolato l’attacco, e il super-robot zilnawano si mise fuori tiro…facendo bene attenzione a tenere lui sotto tiro i nemici! Infatti, un attimo dopo, al comando di “RAGGIO FOTONICO!” una coppia di ben più intensi raggi ottici falciò la metà inferiore di una delle Sentinelle.

Robert annuì. “Fuori uno E ora…hm?”

La metà superiore del robot si stava involando!

“Testarda macchinaccia, ma perché non fai la brava e schiatti? Turbosmasher Punch!

 

Il pugno sinistro di Mazinkaiser partì velocissimo all’indirizzo del robot volante. Contemporaneamente, le altre due sentinelle si misero in volo, lanciando una raggi ottici, la seconda una raffica di missili lanciati da un’apertura nel petto.

Il doppio attacco distrasse Mazinkaiser, che si parò la testa con le braccia. Allo stesso tempo, dopo avere evitato il pugno rotante all’ultimo momento. Accelerò improvvisamente, e si portò dietro a Mazinkaiser. Spalancò la bocca, e ne vomitò una sorta di liquido dall’aspetto vischioso, nero…

Il pugno turboperforante la colpì un secondo dopo, distruggendola completamente, ma il suo lavoro era già fatto, purtroppo.

“Cosa..?” Nel momento in cui il pugno si riagganciò al braccio, il ‘liquido’ si era attaccato agli sfoghi del jetpack del Kaiser-Scrander, sigillandoli! Immediatamente, i sistemi automatici spensero i motori per evitare un’esplosione…con le conseguenze che si possono bene immaginare..!

“Occavolo!” il super robot spalancò gli occhi verso il basso, irrigidendosi come Wile E. Coyote un attimo prima di andar giù.

“WAAAHHH!” il robot precipitò senza scampo. Sempre il sistema automatico fece rientrare le ali per evitare che si rompessero… Non che a Robert importasse più di tanto, visto che Mazinkaiser ‘atterrò’ su uno degli edifici, sollevando una spaventosa nuvola di detriti e polvere.

“Accidenti, che botta… Avrò bisogno di una tonnellata di analgesici dopo una simile…” due catene si avvolsero velocemente una intorno al collo ed una intorno alla vita. Un momento dopo, flussi di energia scorsero attraverso le catene, dando un elettrochoc coi fiocchi al super robot!

 

“Nnngghh…” Robert, ancora stordito per la caduta, stava subendo pesantemente quell’attacco che certo non lo aiutava a riprendersi…

 

Mazinkaiser afferrò debolmente le catene.

“Ottimo lavoro, Tridread-A9” disse la voce del consigliere dello Stato attraverso le riceventi. “E ora, distruggete il modulo di comando!”

Le macchine lanciarono all’unisono i loro raggi ottici contro il Kaiser Pilder…

…Ma quei colpi non arrivarono mai a segno! Uno scudo di energia si frappose fra di essi ed il Pilder!

Il mazinger sollevò la testa. “Cap..?”

Capitan Ultra si pose davanti all’abitacolo. “Un altro salvataggio dall’eroe che sa fare tutto meglio di te. Allora, vuoi che te li sistemi io questi spaventapasseri?”

“Nnngg… Scordatelo, amico…” La presa sulle catene si rinforzò. “RAGGIO FOTONICO!”

Il primo colpo di laser tranciò di netto la catena che serrava il collo. Il secondo, quella alla vita.

Mazinkaiser si alzò in piedi. “Ci avete provato, furboni. E ora, tocca a me. FIRE BLASTER!”

Le piastre pettorali scarlatte ad ala di drago si illuminarono, e vomitarono un torrente di energia termica! La supersentinella colpita si trasformò in pochi istanti in un ammasso di metallo fuso, come burro in un altoforno.

“Tridread-A9, lanciati contro Mazinkaiser! Il dispositivo di autodistruzione farà il resto!” Con questo comando, la supersentinella corse verso il suo nemico mentre questi distruggeva il suo ‘compagno’.

Ma, ancora una volta, i sistemi automatizzati presero la decisione per Robert. Il Mazinkaiser si voltò, e al pilota rimase solo la scelta dell’arma: “RUST TORNADO!”

Tre colossali vortici emersero dalla griglia della bocca! La Sentinella ne fu investita senza scampo. Si fermò di colpo, e un attimo dopo il suo corpo si scolorì e fu trasformato in un ammasso di polvere dalle particelle corrosive mescolate al tornado.

Capitan Ultra applaudì. “Fa sempre la sua bella figura vederti suonarle ai cattivi, lo sai?”

Mazinkaiser fece un cenno di saluto con due dita, mentre dal cielo, lanciate dallo StarGlider-1000 giungevano le unità di trasporto aereo…

 

“E adesso cosa facciamo?!” chiese disperato uno dei consiglieri anziani. “È andato tutto a rotoli, siamo stati presi con le mutande calate! Fra poche ore, i maledetti sapranno tutto delle nostre basi in Africa, dei nostri progetti più immediati…forse anche dell’Operazione Armageddon!”

Si guardò intorno, cercando un qualunque conforto, una qualunque sicurezza dai suoi ‘colleghi’…ma gli rispose solo il silenzio…

 

E mentre il super-robot veniva trasportato verso la sua base volante, un nuovo spettatore osservava intento la scena, così come aveva osservato lo svolgersi di quello e di altri eventi da diverso tempo…

L’ignoto osservatore gongolò sinistramente. Così, finalmente ho trovato il modo di attaccarti, Mazinkaiser. Ti avevo promesso che mi sarei vendicato della tua interferenza. E quando avrò finito con te, avrò una preziosa testa di ponte per dominare il tuo piccolo mondo!

L’osservatore rise, una mostruosa risata che non aveva nulla di umano…



[i] Ultimo ep.

[ii] Ep. #22